Presa di posizione di Psichiatria Democratica sulle dichiarazioni del Ministro Salvini
Recenti fatti di cronaca, che hanno avuto come protagonisti pazienti psichiatrici, hanno sollecitato in qualche nostro nuovo ed inesperto governante la voglia di manicomio. Di nuova segregazione, di espulsione così come peraltroviene richiesto, giorno dopo giorno, in una monotona quanto asfissiante campagna mediatica, contro diseredati, bambini e donne costretti, per mille ragioni, a lasciare le loro case.
Temiamo si apra, con il passare dei mesi, un fronte più ampio.
Ora è la volta dei matti!
Contro questa tendenza che ci farebbe tornare indietro di decenni, agli anni tremendi delle violenze manicomiali e precipitare nell’abisso (questa sì sarebbe violenza) è indispensabile ed urgente che quanti in questi 40 anni di riforma psichiatrica hanno dimostrato, nei fatti, che il manicomio era “un dolore inutile” per dirla con la poetessa Alda Merini, ribadiscano con forza e determinazione che la via maestra per rispondere alla sofferenza mentale (ed anche alla sicurezza) resta la costruzione di risposte articolate e differenziate sul territorio. Ma per fare questo si deve esaltare il ruolo del Servizio pubblico dotando le realtà territoriali di personale e di adeguate risorse economiche. Una recente indagine del Ministero per la Salute ha evidenziato che sono ben 9000 gli operatori che mancano per fare funzionare i Servizi, e, così, continuare il percorso che tanti ottimi risultati ha dato nel corso degli anni.
Bisogna, perciò, rilanciare una nuova operatività e contrastare a muso duro l’idea della ineluttabilità della malattia mentale: l’antico, perverso gioco, che schiaccia le persone tra incurabilità (e quindi pericolosità) e cronicità.Ma proprio perché consci di questa grave situazione, occorre investire in Salute Mentale e dalle fasce di sofferenza maggiore. Lanciare un pressante invito all’impegno collettivo, una sfida che dia forza e voce alla voglia di cambiamento che proviene dalla parte del paese che è coinvolta dall’esperienza della sofferenza mentale. Psichiatria Democratica, chiede a gran voce di sostenere gli sforzi degli operatori che pur in grande difficoltà e con scarse risorse continuano ad impegnarsi per dare risposte concrete a pazienti e familiari, ed a rischiare sulla propria pelle questo loro quotidiano e faticosissimo impegno e chiedono, a Regioni e AASSLL quanto segue:
- Adeguare gli organici del personale pubblico;
- Realizzare programmi per una diversa accoglienza abitativa (dai gruppi – appartamento alle case supportate;
- Attivare, finalmente, tutti i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura;
- Garantire il rafforzamento dei Centri Diurni di Riabilitazione;
- Promuovere lo sviluppo costante di gruppi di ascolto destinati all’area del disagio adolescenziale;
- Dare spazio ad attività di tutoraggio (svolte da tutors formati nei Servizi pubblici) per pazienti in grave difficoltà, su progetti sperimentali, individualizzati e a tempo;
- Promuovere un “Patto per il lavoro”, che coinvolga le associazioni degli artigiani, industriali, enti locali, i sindacati ed il mondo della cooperazione e dell’impesa sociale per garantire ai sofferenti psichici una continuità nel lavoro che li renda effettivamente autonomi.
Psichiatria Democratica chiede a tutti i cittadini, al mondo della politica, della cultura, dello sport, ai giovani,al fecondo mondo dell’associazionismo, a uomini e donne che tengono a cuore il destino di quanti sono costretti in condizioni di grave disagio e solitudine, di essere uniti in questo momento di grave attacco ai diritti, anche costruendo, qualora si rendesse necessario, comitati per la difesa e lo sviluppo della legge 180, quale patrimonio collettivo.
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Dichiarazione della Società Italiana di Psichiatria in risposta a Salvini
Il Ministro Salvini dichiara che in Italia sarebbe in atto una “esplosione di aggressioni” da parte di “pazienti psichiatrici”. Gli italiani debbono sapere che si tratta di una notizia destituita di ogni fondamento. il 95% dei reati violenti commessi nel nostro Paese è attribuibile a persone cosiddette “normali” . E’ più probabile che una persona che soffre un disturbo mentale sia vittima, non carnefice. Diffondere false notizie come quelle date dal Ministro non fa altro che aumentare paure infondate sulle persone affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente ed indiscriminatamente come “pericolose”, aggravandone il già tremendo fardello dello stigma e della discriminazione. Se la persona ammalata fosse tuo figlio come ti sentiresti?
Il Ministro Salvini sostiene che si sarebbe verificato l’abbandono del tema della psichiatria”, che sarebbe stato “lasciato sulle spalle delle famiglie” a causa della “chiusura di tutte le strutture di cura che c’erano per i malati psichiatrici”. Forse il Ministro vive altrove. Forse il Ministro non sa che una delle poche eccellenze riconosciute nl Mondo all’Italia è il sistema della salute mentale , che conta una vasta e capillare rete di strutture psichiatriche, articolata in 163 Dipartimenti di Salute Mentale, 1460 strutture territoriali, 2284 Strutture residenziali che ospitano oltre 30mila persone, 899 strutture semiresidenziali, 285 Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura Ospedalieri, per un totale di 3623 posti letto, oltre 22 Unità ospedaliere accreditate per ulteriori 1148 posti letto. Un sistema che garantisce ogni anno l’assistenza a oltre 800 mila persone grazie all’impegno e alla dedizione di circa trentamila operatori, che troppo spesso vengono lasciati soli di fronte ad un immane e crescente onere di responsabilità e impegno, talora anche al prezzo di rischi personali e compreso quello della vita.
Il Ministro Salvini vuole mettere mano al settore della Psichiatria che ritiene trascurato? Allora si dia da fare per porre fine allo sfascio progressivo di un sistema assistenziale costruito faticosamente in 40 anni che sta andando alla malora per un finanziamento ridicolo, che è meno del 3,5% del totale della spesa sanitaria italiana, mentre in paesi come Francia, Germania, Inghilterra e Spagna si investe dal 10 al 15%. Non abbiamo bisogno di nuove Leggi, ma di fondi per assumere medici, psicologi, assistenti sociali, riabilitatori, per non lasciare sempre più sguarniti di personale servizi che attualmente hanno un deficit di operatori che va dal 25 al 75% in meno dello standard previsto di 1 operatore ogni 1500 abitanti in 14 regioni/province autonome su 21.
Meno parole Ministro, la preghiamo, più fatti.
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Lettera di Psicoradio al Ministro Salvini
Abbiamo letto le sue dichiarazioni sulla cosiddetta “legge Basaglia” fatte a Pontida, durante il raduno della Lega.
Lei ha parlato di una riforma che era giusta “solo sulla carta”, che ha abbandonato le famiglie dei malati psichiatrici “cancellando le strutture che li curavano”.
Noi conosciamo bene, per esperienza molto diretta, le strutture psichiatriche di oggi, i pregi e difetti della cura attuale.
Di una cosa siamo certi: le “strutture” di prima – ma chiamiamole con il loro nome: i manicomi – non curavano e non guarivano le persone. Le rinchiudevano, le tenevano lontane dalla società, nascondevano come sporco sotto il tappeto chi aveva una sofferenza psichica. La legge180 è una riforma giusta nei confronti di tutti i cittadini; prima di tutto per chi ha una sofferenza psichica, che oggi è consapevole di avere una dignità, e il diritto alla cura. E’ una legge giusta anche per chi oggi sta bene, perché sa che se dovesse stare male avrebbe diritto all’aiuto di medici e servizi sociali, che non lo rinchiuderanno, ma lo aiuteranno a stare meglio.
Non siamo ciechi, sappiamo che la riforma non ha risolto tutti i problemi. Sappiamo che per le famiglie il peso della cura è aumentato. In molte zone d’Italia spesso mancano i servizi e l’appoggio necessari per affrontare situazioni difficili e pesanti.
È vero, a volte “lo Stato si volta dall’altra parte”. Di certo però non per colpa della legge Basaglia, ma al contrario, proprio perché molte amministrazioni colpevoli non hanno creato i servizi necessari per applicarla. E comunque per lo Stato era più facile voltarsi dall’altra parte quando c’erano i manicomi (o, più recentemente, gli ospedali psichiatrici giudiziari). Era più facile far finta che tutto andasse bene quando le persone erano rinchiuse, lontano dagli occhi di tutti, senza diritti né voce.
Invece, la legge 180 chiede l’impegno di tutta la società, e lo chiede da ormai 40 anni. Allo Stato chiede di essere molto più presente di quanto non abbia fatto fino ad ora, e di rispondere alle sollecitazioni delle famiglie e dei pazienti; proprio grazie alla legge 180 i pazienti sono finalmente entità giuridiche che chiedono il rispetto dei propri diritti. La riforma impegna le Regioni a trovare strategie di cura che siano più vicine alle necessità dei cittadini, ad esempio creando servizi con orari ampi di accesso, e cure che riescano a fare sempre meno ricorso alla coercizione.
Di sicuro la legge 180 chiede alle famiglie – e anche a tutta la società – un grande cambiamento culturale, che riporti il disturbo psichico dentro la vita della comunità. Per ultimo, chiede ai pazienti di assumersi le responsabilità della propria malattia e della propria guarigione.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma proprio per questo non serve a nulla tornare indietro. Non serve scagliarsi contro una legge che l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica come un modello da seguire. Non serve enfatizzare le paure e i disagi che un Governo dovrebbe invece risolvere. Piuttosto, si può discutere di come migliorare l’applicazione, senza dimenticare che la legge Basaglia, votata da tutti i partiti dell’arco parlamentare (tranne dai radicali che la ritenevano addirittura troppo poco incisiva), è stata una straordinaria rivoluzione sociale e culturale, che oggi molti paesi vengono a studiare e cercano di riprodurre.
Una legge che ha stabilito il diritto di tutte le persone, che abbiano o meno un disagio mentale, ad essere cittadini.
Senza mettere in discussione questo diritto, e proprio grazie a questo diritto sancito dalla legge Basaglia la aspettiamo in trasmissione negli studi di Psicoradio, per discutere con noi cosa bisogna migliorare.”
Psicoradio è una redazione in cui lavorano quelli che molti continuano a chiamare “matti”, ma che, anche grazie alla legge 180, sono invece persone in cura presso il Dipartimento di salute mentale di Bologna.
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SIEP – Riforma psichiatrica: una legge da applicare, non da cambiare!
La Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica esprime forte preoccupazione per i toni e i contenuti del dibattito sui temi della Salute Mentale avviato dalle recenti dichiarazioni del Ministro degli Interni. Nel condividere quanto affermato dalla Società Italiana di Psichiatria e da numerose società scientifiche ed associazioni di settore a commento di tali dichiarazioni, SIEP auspica che la discussione sia riportata nelle sedi istituzionali appropriate e venga informata dalle migliori evidenze scientifiche. Nella convinzione, ieri come oggi, che la conoscenza e la disseminazione di dati attendibili sia premessa indispensabile per qualsiasi politica sanitaria orientata a ridurre le disuguaglianze e a migliorare i livelli di assistenza.
SIEP ribadisce la richiesta al Ministro della Salute e ai Presidenti di Regioni e Province Autonome di convocare la seconda Conferenza Nazionale sulla Salute Mentale, ad oltre 15 anni dalla prima, per tracciare un bilancio trasparente e partecipato del sistema di cura per la salute mentale in Italia.
La disperazione ed il senso di abbandono sperimentato dalle famiglie dei sofferenti psichici non si curano cambiando le leggi ma facendole applicare!
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Risposta delle Società Italiane di Psicoanalisi Junghiana al Ministro Salvini
Le Società italiane di Psicologia Analitica AIPA, ARPA e CIPA, membri dell’International Association of Analytical Psychology (IAAP) fondata da Carl Gustav Jung, manifestano la loro solidarietà ai colleghi della Società Italiana di Psichiatria e si associano alla loro protesta per le provocatorie dichiarazioni del Ministro Salvini relative allo stato dell’assistenza alla salute mentale in Italia.
Le valutazioni espresse dal Ministro Salvini sulla Legge Basaglia sono smentite dai dati di ricerca e dai riconoscimenti che da tutto il mondo provengono all’Italia per la bontà di quella riforma storica del nostro sistema della salute mentale, che ha restituito una quota di dignità a persone gravemente sofferenti che, come è noto, prima della legge 180 venivano forzatamente allontanate dalla società e tenute segregate in istituzioni totali – i manicomi – dove venivano spesso sottoposte a pratiche e trattamenti disumani.
In quanto Associazioni finalizzate alla diffusione di una cultura psicologica che indaghi le complesse relazioni fra psichico e sociale, nonché dedicate alla psicoterapia e alla cura della salute mentale nei contesti pubblici e privati, esprimiamo una ferma condanna alle esternazioni disinformate e improvvisate da parte di personaggi politici che alimentano i peggiori e infondati fantasmi dei singoli individui e della collettività.
Condividiamo con i colleghi psichiatri e psicologi e con i colleghi psicoanalisti della SPI la grave preoccupazione per le dichiarazioni che veicolano informazioni distorte, alludendo alla presunta pericolosità del malato di mente: le persone che soffrono di disturbi psichiatrici e psicologici non solo non commettono più delitti o aggressioni di quanti ne commetta la popolazione cosiddetta normale, ma, al contrario, subiscono molti più episodi di violenza della cosiddetta popolazione normale (la ricerca indica un rapporto di 4:1 con la popolazione in condizioni di salute). Queste dichiarazioni irresponsabili sono oltremodo pericolose in quanto ravvivano i più dannosi pregiudizi sul disturbo psichico; e tali pregiudizi contribuiscono a loro volta a creare condizioni di stigma prognosticamente negative, poiché accrescono l’alienazione delle persone colpite da disturbi psichiatrici e le rendono meno propense a ricorrere alle cure di cui hanno bisogno.
I pazienti psichiatrici e le loro famiglie non hanno certo bisogno di ricevere ulteriore demonizzazione per la loro “diversità” nell’ambiente sociale, ma al contrario necessitano un incremento di attenzione da parte del governo, e investimenti che permettano alle numerosissime strutture operanti sul territorio nazionale di proseguire quel lavoro di reintegrazione psicosociale delle persone sofferenti di disturbi mentali avviato dalla Legge 180, poi confluita nella legge n. 833/1978 di riforma del sistema sanitario nazionale. A questo scopo, è urgente contrastare la tendenza – invalsa negli ultimi anni – a risparmiare sui costi in termini di numero e qualità degli operatori della salute mentale: solo la presenza di una proporzione adeguata di operatori con alti livelli di formazione psicoterapeutica, oltre che psicofarmacologica, potrà garantire un miglioramento degli indici di guarigione e di qualità della vita.
Esprimiamo infine, come analisti junghiani, una preoccupazione più generale per una politica che tende a far convergere il malessere sociale e il diffuso senso di instabilità attuali sulle persone socialmente più deboli, quali appunto i malati psichiatrici, così come i migranti e gli “estranei” in genere, rendendoli “capro espiatorio” di paure e insoddisfazioni sia individuali che collettive.
Ci opponiamo dunque a qualunque politica disumanizzante, mirata a ridurre la qualità inalienabile di soggetto di tutti gli esseri umani, non importa quanto sofferenti . E’ nostra convinzione che si debba imparare dalla storia per non ripeterne i terribili errori.
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Gli Infermieri Specialisti in Salute Mentale al Ministro Salvini: “impari a usare le parole in modo misurato e rispettoso”
La S.I.S.I.S.M, preso atto con preoccupazione e sdegno delle dichiarazioni del Ministro Matteo Salvini in merito “alla assurda riforma che ha lasciato migliaia di famiglie con parenti malati psichiatrici”, applaude alla presa di posizione della Società Italiana di Psichiatria (SIP) per l’eloquente e inevitabile posizione in risposta a tali affermazioni. “Gli infermieri – sottolinea la S.I.S.I.S.M – sono a fianco da sempre di tutti gli altri operatori (medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica, operatori socio sanitari e oggi sempre più insieme ai pazienti e alle famiglie) che operano nel delicato e complesso ambito della sofferenza psichiatrica tutti i giorni 24 ore su 24, nel servizio pubblico e nel privato accreditato, con i numeri ben evidenziati dalla SIP di interventi multiprofessionali, multicontestuali, multilivellari a cui sono “dedicati” sempre meno risorse materiali e umane. La SISISM chiede a chi si occupa di politica, ed in particolare a Lei Ministro Salvini, di utilizzare le parole in modo misurato e rispettoso quando parla di persone che soffrono, delle loro famiglie e di tutti gli operatori del settore della Psichiatria Italiana che e stata pioniera e visionaria prima di quel faticoso successo del 13 maggio 1978 che ha suggellato una Legge, la 180, che sancì la chiusura progressiva dei manicomi, luoghi non di cura ma in cui si consumarono innumerevoli violenze alle persone e alla loro dignità. Con il silenzio e la complicità della politica, delle Istituzioni, della Società. Creò le premesse per una profonda riforma della psichiatria, grazie all’impegno civile ed etico di tante persone, donne e uomini professionisti del settore, in particolare medici e infermieri. La SISISM e oggi qui per dire NO alle facili equazioni aggressività/violenza=psichiatria, NO al crescente mandato di controllo sociale richiesto ai Centri di Salute Mentale, NO alla delega alla salute mentale di problematiche di natura sociale e di ordine pubblico, NO a qualsiasi forma di proposta per l’attivazione di Strutture che rischiano di riproporre “reclusioni di massa”, NO all’abolizione della legge 180/78. Come SISISM saremo sempre presenti per dire SI ogni volta che verrà posta al centro della discussione la dignità umana, SI ogni volta che qualcuno cercherà soluzioni sempre nuove che non contemplino l’esclusione, la chiusura, l’allontanamento ma inclusione, la costruzione di reti, il supporto alla persona e alla famiglia, il lavoro “paziente” con chi soffre e la sua famiglia affinché diventino loro i protagonisti del proprio cambiamento e responsabili della propria salute, come scritto nel “Patto Infermiere Cittadino” del 12 maggio 1996. Il percorso della psichiatria in questi quarant’anni non è stato lineare ma irto di difficoltà per le persone che soffrono, i familiari, gli operatori e i servizi; molti gli ostacoli, poche le risorse messe a disposizione di una psichiatria che rimane la storia di un pregiudizio… Come lei stesso, Ministro Salvini conferma con i suoi dictat. Lei oggi ha in mano il potere (e l’accezione migliore del verbo potere e cioè che lei può…), e allora – conclude la S.I.S.I.S.M – lo usi bene con la psichiatria, mostri buone intenzioni per sanare quello che è possibile, solo così avrà tutta la collaborazione e l’impegno degli operatori del settore, delle persone che soffrono, delle loro famiglie che non si tireranno indietro se lei e il suo seguito, piuttosto che costruire muri e chiudere porte in faccia, vuole veramente cambiare, ma investendo su quanto è stato faticosamente costruito”.