di Marinella Cornacchia Presidente Aresam Onlus
Quanto si sta sviluppando nei dibattiti sulle affermazioni del Ministro dell’Interno, non ci coglie di sorpresa.
Ad ogni tornata elettorale, specialmente se sono prevalse idee di destra, uno dei primi attacchi è stato portato alla legge 180.
Come se fosse l’origine di tutti i mali ed una mala pianta da estirpare.
Tutte le volte la risposta della vera società civile non si è fatta attendere ed ha saputo arginare questa posizione retrograda che, partendo dalla non conoscenza della materia, tendeva soprattutto a sviluppare sentimenti di aggressività diretti alle fasce più deboli, colpevoli di osare richiedere attenzione e rispetto dei propri diritti. E anche questa volta ripartiremo.
La definizione di “assurda” data alla legge 180 dal Ministro dell’Interno mal si coniuga con i riconoscimenti che a 40 anni dalla sua promulgazione tale legge ha avuto nel mondo.
Siamo stati testimoni di delegazioni estere che hanno voluto negli anni conoscere ed apprendere il cambiamento che tale legge ha portato nella vita di migliaia di cittadini italiani. La stessa OMS l’ha riconosciuta come legge di civiltà.
Tutti ideologizzati? Tutti in errore?
Su quali basi il Ministro dell’Interno ha fondato il suo pensiero? Quale conoscenza ha del mondo della salute mentale?
Bene, e meglio, avrebbe fatto, prima di parlare, a visitare i luoghi che la legge 180 ha fatto chiudere; ad informarsi sulle storie dolorose di quelle persone sofferenti (bambini ed adulti) che vi erano rinchiusi, trattati come oggetti e non come persone; a conoscere coloro che, grazie alla 180 hanno riconquistato il diritto ad avere una propria vita, a ritornare ad essere cittadini.
Abbiamo sempre lottato affinché la legge 180 fosse realmente riconosciuta ed attuata nel concreto, e quindi chi l’attacca, buttando là parole tanto per aprire un altro fronte malpancista nei confronti dei “diversi”, soprattutto se appartengono alle fasce più deboli e sensibili, non è conscio del peso ed dei risvolti che le sue parole potrebbero avere sulle migliaia di cittadini che soffrono di disagio mentale e sulle loro famiglie. Certo le nuove proposte ventilate al riguardo non avranno il coraggio di riaprire i manicomi, ma tenteranno come al solito di addolcire la pillola con altri simulacri, per nascondere il vero obiettivo: nuove modalità di controllo sociale che riportino a considerare le persone sofferenti solo come individui da contenere e non più da sostenere ed accompagnare nel percorso di guarigione. Specialmente se le indicazioni vengono da un Ministro dell’Interno. Anche in questo caso siamo ritornati indietro addirittura alla legge del 1904 che definiva la malattia mentale come un problema di ordine pubblico e non sanitario e quindi di competenza del Ministro degli Interni e dei Prefetti.
Dovremo ritornare a nascondere i nostri figli per evitare che siano vittime della nuova stagione di caccia, questa volta al “matto”?
Assolutamente no. Noi non ci stiamo a regredire.
Pensi piuttosto, il Governo, se vuole essere di “cambiamento” a cambiare le prassi e le regole che finora non hanno permesso alla legge 180 di svolgere a pieno il proprio obiettivo.
Pensi ad adeguare gli organici del servizio pubblico per la salute mentale, ormai allo stremo, perché rispondano dignitosamente al loro compito di accogliere, prendersi carico e cura, riabilitare e reinserire le persone sofferenti nel contesto sociale, a riportare, non solo a parole, la persona ed i suoi bisogni al centro di un programma terapeutico – riabilitativo.
Pensi a garantire che il bilancio della Sanità dedicato alla Salute Mentale territoriale sia finalmente in linea con quanto gli accordi tra Stato e Regioni avevano indicato (almeno il 5%) e non è mai stato rispettato, malgrado il passare degli anni. Quante colpevolizzazioni strumentali ed errate della legge 180 dovremo ascoltare ancora? Pochi e stremati servizi territoriali? E’ colpa della legge e non invece delle sempre più massicce esternalizzazioni dei servizi in favore del privato affaristico?
Cavalcare l’onda del malcontento partendo dall’abrogazione della legge 180, strumentalizzare ed usare le famiglie come paravento, addirittura come sollecitatori di questo misero cambiamento e ritorno al passato, è cosa che un Ministro della Repubblica non può e non deve permettersi soprattutto senza aver verificato che cosa e quali risultati si sono ottenuti con quella legge che lui definisce “assurda” e che invece ha dato dignità e diritti alle persone sofferenti, malgrado tutti quegli ostacoli e quei pregiudizi duri a morire che ne hanno sempre ostacolato il corretto adempimento.
Attuare in pieno finalmente la 180 ed il Progetto Obiettivo Tutela Salute Mentale. Questo sì che sarebbe un “cambiamento” positivo.