di Ruggero Piperno da www.grandecomeunacitta.org
Ho cominciato a frequentare il manicomio di Roma prima di laurearmi nel 1969. Ho le immagini impresse nella mente perché i ricordi emozionali sono quelli che rimangono con maggiore precisione. Grandi stanzoni superpopolati, fatiscenti, in rovina, un odore pungente molto particolare, un po’ di stalla e un po’, si diceva con l’ignoranza del pregiudizio, di ‘schizofrenia’, corpi umani dalle espressioni stravolte che si avvicinavano per chiedere una sigaretta, molti vestiti con una casacca di tela grezza, le fasce che pendevano dai polsi, alcune persone girovagavano in tondo, altre erano sedute guardando il vuoto, altre ancora legate alle panche o ai termosifoni. I primi medici non erano psichiatri, non avevano fatto nessuna carriera ed erano, insieme agli infermieri, sotto il potere delle suore, che avevano le chiavi del comando oltre che della farmacia.