di Girolamo Digilio da www.quotidianosanita.it – Lettere al direttore del 19 luglio 2021
Gentile Direttore,
ho letto con molto interesse il documento del Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale sulla recente Conferenza nazionale per la Salute mentale per la quale si parla di “falsa partenza” e condivido gran parte dei principi enunciati, delle considerazioni svolte e delle proposte avanzate. C’è un punto tuttavia che, a mio avviso, meriterebbe di essere ulteriormente approfondito ed è quello della coerenza fra la enunciazione di principi, di progetti e di proposte e i comportamenti personali e professionali, un punto che molto spesso marca drammaticamente la distanza fra il dire e il fare.
La questione assume una spiccata valenza etica e riguarda non solo il ceto politico in quanto detentore di un decisivo potere esecutivo ma anche, nelle sue scelte quotidiane, ciascuno di noi, in quanto cittadino, utente dei servizi, operatore o professionista.
Nella storia del movimento che, intorno a Franco Basaglia, ha portato ad una trasformazione radicale della scienza e della pratica della psichiatria, alla chiusura dei manicomi e alla costruzione degli assi portanti dei DSM spiccano i comportamenti di numerose personalità che in un contesto assai difficile, operando all’interno del sistema con coraggio e grande tenacia riuscirono a dimostrare la superiorità della presa in cura globale rispetto alla cura intesa come internamento e repressione del paziente e a imporre la concezione della salute mentale di comunità.
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