di Marinella Cornacchia Presidente A.RE.SA.M. ODV
Il 14 Ottobre 2021 l’INPS (messaggio 3495) ha stabilito che, per avere diritto all’assegno per invalidi civili parziali (tra il 74 e il 99%), e cioè 287,09 €/mese, non si debba prestare alcuna attività lavorativa, neanche minima e/o precaria, che produca reddito, a prescindere dalla misura del reddito stesso.
Un colpo mortale che andava a cancellare decenni di lotte portate avanti dalle famiglie per avere il rispetto del diritto non solo alla cura ma ad una riabilitazione sociale anche grazie al lavoro.
Varie voci si sono levate per segnalare l’inappropriatezza della decisione oltretutto in un momento che vede la parola “Ripartenza” usata per significare la voglia di riprendere e riprendersi il valore e la qualità della vita per tutti i cittadini.
Dalla stampa si apprende che il Ministro Orlando (tra l’altro presente alla Conferenza Nazionale sulla Salute Mentale del 30 giugno, dove il tema del lavoro è stato trattato ampiamente, riconoscendone l’alta valenza nel progetto terapeutico riabilitativo, fuori dagli schemi dell’assistenzialismo) presenterà un emendamento che “prevede che l’assegno di invalidità ai disabili dovrà essere riconosciuto a prescindere dallo svolgimento di un’attività lavorativa, dove quest’ultima non determini il superamento del limite di reddito considerato come condizione per l’accesso alla prestazione dall’attuale normativa (4.931 €).” Quindi si ripristina la situazione precedente.