di Marinella Cornacchia Presidente A.RE.SA.M. OdV
Purtroppo anche quest’anno non abbiamo nulla da festeggiare.
Il perdurare della pandemia, la guerra a noi vicina, e, come se ciò non bastasse, ora dobbiamo affrontare anche l’ultima decisione della ASL Roma 1 che apre una residenza con 7 posti letto all’interno del S. Maria della Pietà dedicata ai Disturbi del Comportamento Alimentare.
Riteniamo la scelta un gigantesco passo involutivo che, oltretutto, rappresenta l’arretramento culturale dello Stato e delle sue rappresentanze politiche nei confronti del tema Salute Mentale.
Non è stato minimamente considerato il pesante significato che quei luoghi hanno rappresentato e ancora rappresentano, per le persone sofferenti e le loro famiglie.
Deduciamo che le leggi non siano uguali per tutti.
Le stesse Amministrazioni Pubbliche possono permettersi di dimenticarle od eluderle. Noi invece, ben ricordiamo che a partire dalla 180/78, passando per la 388/2000 a alla sentenza 1422/2003 del Consiglio di Stato, veniva ben stabilito in modo chiaro ed inequivocabile, che le strutture degli ex Manicomi non si potevano utilizzare per le prestazioni di Servizi, di qualsiasi genere, inerenti alla Salute Mentale, ma dovevano generare risorse per attuare una salute mentale più funzionale ed integrata sul territorio.
Invece, al Padiglione 14, si apre “il primo servizio pubblico di residenzialità, unico nel Lazio e nel centro sud”.
Questo ci preoccupa ulteriormente perché, se da un lato si riconosce il vertiginoso aumento di casi di DCA nei giovani anche a causa della pandemia, e noi ne siamo ben consapevoli, come si può accettare che con soli 7 posti letto si risolva il problema per il Lazio e addirittura per il centro sud? Perché non si è trovata altra soluzione fuori dal S. Maria della Pietà? Perché è stata offerta quest’unica opportunità del Pad.14?
Se ci saranno ulteriori necessità residenziali quale altro Padiglione sarà messo a disposizione?
Contestiamo la decisione, le modalità con cui si è portato avanti il progetto, per altro, nella più completa segretezza, come se ci fosse qualcosa da nascondere.
Ribadiamo che strumentalizzare il bisogno di cura di utenti e famiglie, che da anni chiedono risposte e attenzioni, è la cosa che fa più ci fa male.
Al riguardo leggi anche la lettera inviata dall’UNASAM all’Amministrazione regionale.