Incontro della Consulta Regionale Salute Mentale con l’Assessore alla Sanità D’Amato

di Marinella Cornacchia

La Consulta Regionale Salute Mentale ha incontrato il 21 luglio u.s. l’Assessore alla Sanità D’Amato.

La Presidente della Consulta Regionale nell’iniziare i lavori ha espresso l’auspicio che la riunione, richiesta dalla Consulta Regionale Salute Mentale, possa segnare un nuovo inizio di collaborazione e avere risposte a medio termine sui temi che più volte erano stati segnalati:

  • Nuovo Piano Sanitario Regionale
  • Situazione sulla compartecipazione dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Ha intenzione la Regione di rispettarla attraverso i pagamenti da parte delle AASSLL? Sono stati segnalati ritardi di oltre un anno ed alcune AASSLL, si è scoperto, non avevano messo in bilancio tali pagamenti.
  • Stato dei servizi territoriali e ospedalieri anche riguardo alle nuove patologie.
  • Disomogeneità di organizzazione e di programmi (Atti Aziendali) nelle 10 AASSLL regionali anche contravvenendo il Progetto Obiettivo Nazionale e Regionale sulla salute mentale.
  • Protocollo 118, un atto autoritario dell’Ares portato avanti senza confronto, che allo stato attuale ha fatto lievitare i costi dei ricoveri a causa dei doppi ricoveri (prima nel SPDC più vicino e poi nel SPDC di spettanza, con doppie analisi ora obbligatorie causa covid-19).
  • Situazione trattamenti per adolescenti e DCA. Esistono Linee Guida ma in nessuna ASL è presente una filiera completa per la presa in carico.

Hanno preso la parola alcuni membri della Consulta, rappresentanti delle Associazioni ed anche Presidenti delle Consulte Dipartimentali, in una sorta di staffetta per riprendere ed approfondire gli argomenti già citati e per focalizzare come nei loro territori le condizioni dei servizi siano da troppo tempo ai limiti storici, mancando figure basilari come psicologi, infermieri, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione, chiedendo perché non si siano attivate iniziative per la sostituzione dei posti vacanti.

Recentemente anche l’Assessore Troncarelli in un incontro con le Associazioni di Volontariato le ha ringraziate per il loro contributo e chiedendo di continuare a fare assieme. Mentre poi riscontriamo che le Consulte Dipartimentali per la salute mentale non vengono né rispettate né ascoltate. E quindi è molto duro continuare così, rincorrendo documenti emessi e decisioni già prese a priori, decisioni arbitrarie su tagli nei bilanci, senza alcuna verifica da parte dell’Ente Regionale sulle ricadute che tali tagli comportano alla salute degli utenti. Occorre ripristinare le ore dell’assistenza negli appartamenti, altrimenti si andrà incontro ad ulteriori spese per ricoveri (come sta già accadendo). Con SPDC dove ancora si pratica la contenzione fisica e farmacologica, con minori che vengono ricoverati negli SPDC insieme agli adulti .

Per la Neuropsichiatria infantile le forti differenze tra i servizi territoriali delle AASSLL e le loro diverse modalità operative, che non applicano la normativa in essere, non permettono di poter offrire un servizio di presa in carico globale, coprendo tutti gli aspetti del supporto terapeutico riabilitativo.

Sempre relativamente al problema compartecipazione si denuncia che i familiari sono ancora alle prese con i debiti che sono stati obbligati a fare per poter rispettare i pagamenti e permettere il proseguo degli inserimenti, senza che ancora, a distanza di oltre 6 mesi ci siano indicazioni regionali in merito al loro rimborso così come stabilito dalla Sentenza del Consiglio di Stato. Con servizi territoriali ed ospedalieri che dispongono di spazi ristretti, in molti casi non decorosi, e che per poter rispettare le regole sul distanziamento per la pandemia, si trovano nell’impossibilità a riprendere le loro attività normali. Come il Covid-19 ci ha mostrato, la Didattica a Distanza non è stata definita una buona scelta, creando discriminazioni ed abbandoni. Lo stesso si può dire per l’approccio terapeutico nella salute mentale. I rapporti terapeutici necessari per la presa in carico ed il costante monitoraggio, ascolto e cura degli utenti non possono essere fatti a distanza, almeno non per un tempo che si sta’ prolungando oltre misura e di cui non si conosce ancora la fine. Come pure per i Centri Diurni, le attività di riabilitazione, la partecipazione a corsi di formazione e di socializzazione, non possono essere fatti da remoto o facendo turnare pochi utenti alla volta, con il rischio di buttare all’aria tutti gli sforzi ed i risultati ottenuti finora. La carenza di personale, sia nel numero che nella formazione, aggravata dall’avvicinarsi del periodo di ferie estive obbligatorie, porterà (come già paventato nella ASL Roma 5) alla limitazione di apertura di alcuni servizi territoriali. Se ciò si dovesse verificare le Associazioni sono pronte a presentare denuncia per interruzione di pubblico servizio. Per lavorare in un DSM, in un SPDC, in una REMS, occorre avere preparazione, caratteristiche ben specifiche, non ci possono essere trasferimenti di pochi giorni, discontinui, che non permettono lo stabilirsi di quei contatti umani così importanti per la riuscita di una presa in carico. Altro problema sono le norme regionali di integrazione socio sanitaria che sui territori vengono interpretate in molto molto soggettivo e differente, creando ulteriore incertezza negli utenti e nelle famiglie, disagio e discriminazioni, vedi la delibera del Comune di Roma sul dopo di Noi, per cui è più che mai necessaria chiarezza dei testi, ascolto delle segnalazioni e pronta verifica per riportare il tutto nel corretto binario.

 Sempre a proposito dei problemi creati da ritardati pagamenti da parte delle AASSLL per la compartecipazione, le strutture più piccole sono quelle che si trovano in maggiore difficoltà nel proseguire il loro lavoro, come pure mancano indicazioni regionali per permettere di nuovo le visite dei familiari, e ogni struttura si sta regolando da sé.

Occorre pensare a come ripartire dopo la pandemia e finanziare la salute mentale in modo critico, per sanare quanto di necessario. Sono aumentati gli ingressi psichiatrici in P.S., segno della criticità del territorio, sono carenti le visite domiciliari e l’integrazione socio sanitaria.

Ci aspettavamo che sui singoli temi affrontati l’Assessore D’Amato desse delle precise risposte. Dopo aver ricordato l’aggravante della pandemia, i danni causati, però anche l’uscita dal commissariamento della Sanità della Regione Lazio che comporterà una diversa modulazione delle normative, ci ha informato che a breve verrà emessa una ordinanza per consentire l’apertura in sicurezza agli incontri tra i familiari e gli ospiti nelle strutture residenziali, la prossima apertura nel SPDC del Policlinico di posti per adolescenti, che alle AASSLL è stato assegnato un budget per la compartecipazione e che per il pregresso si dovrà ancora vedere. Non c’è nessun elemento ostativo alla partecipazione della Consulta Regionale ai vari tavoli istituzionali. Riconosce che c’è molto da fare per l’adolescenza. È disponibile ad approfondire con incontri ASL per ASL le varie situazioni insieme alle Consulte Dipartimentali. Sono arrivati 2400 operatori per il Covid e si sono stabilizzati 205 operatori dei DSM e 130 per le REMS. Da parte sua c’è la massima collaborazione nel rispetto dei ruoli tanto che ha espresso la volontà di organizzare entro l’anno una Conferenza Regionale sulla Salute Mentale e si renderà disponibile ad incontri periodici con la Consulta Regionale.

La sua uscita non ci ha permesso di controbattere che:

  • il budget previsto per il 2020 per la compartecipazione non soddisfa la sentenza, non vincola le AASSLL (è piuttosto vago sui destinatari: SRSR? – Comunità? – Cliniche?) e il problema degli anni precedenti (pagamenti e rimborso famiglie) comunque rimane.
  • Il Piano Sanitario Regionale è riduttivo e basato su vecchi modelli di residenzialità. Ci potranno essere emendamenti?
  • Il Protocollo 118 doveva essere sperimentato per 1 anno È scaduto ad ottobre 2019 e nessuna verifica risulta essere stata fatta. Sono stati quantificati gli extra costi che la sua applicazione ha causato?
  • Perché gli Atti Aziendali continuano ad essere approvati pur essendo difformi tra loro e anche dalle stesse indicazioni regionali?
  • Il personale assunto per la pandemia ha un contratto temporaneo e quindi a scadenza, sempre che la pandemia ci dia tregua, si riproporrà il solito problema della stabilizzazione. Oltretutto siamo certi che non ci sia la fila per venire a lavorare in un CSM, in un SPDC o in una REMS.
  • I 205 operatori stabilizzati, non sono nuovi ingressi. Sono gli stessi 205 che hanno permesso in questi ultimi anni di mantenere aperti i servizi, ma sempre in sofferenza ed in emergenza.
  • Cosa intende fare la Regione a proposito degli spazi ridotti dei servizi territoriali ed ospedalieri?

Dobbiamo dire che ci saremmo aspettati un diverso approccio alle nostre esposizioni.

Come ha fatto notare il Presidente della Commissione regionale Sanità e politiche sociali, dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno: intanto l’Assessore ha partecipato ed ha promesso di organizzare la Conferenza regionale ed incontri per le singole consulte. Occorrerà dare continuità all’azione, quantificare le somme da pagare e se necessario i fondi saranno rimpinguati.

Beh, che dire! E’ pur vero che il bicchiere mezzo pieno in un momento di siccità dà un minimo di sollievo, ma se poi si beve, il bicchiere si vuota, e se non si vede una fonte dove riempirlo la sete, e la delusione, rimangono.

 

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